martedì 20 giugno 2017

Intervista a Daniel Cuello

Dopo un giro di presentazioni che ha toccato varie e importanti tappe italiane, Daniel Cuello approda anche a Palmanova dove presenta il suo ultimo lavoro in uscita per Bao: Residenza Arcadia.
Originario dell’Argentina, Cuello risiede in Friuli-Venezia Giulia e da alcuni anni lavora nel settore del fumetto e della grafica. Il suo sito è www.danielcuello.com.

Cosa puoi anticiparci di Residenza Arcadia, il tuo nuovo volume edito da Bao?

Residenza Arcadia è un libro che parla di paura, intolleranza e quotidianità, ma in modo divertente, cinico e commovente. Ho fatto in modo che il lettore odi e ami contemporaneamente i protagonisti. Sono proprio loro il centro di questo libro, i loro dialoghi e le loro storie sono il fulcro di tutti gli eventi e portano, come un vortice, verso un finale inatteso.

Hai avuto una formazione artistica specifica o sei autodidatta?

Sono autodidatta, non ho mai frequentato scuole di fumetto. La maggior parte delle cose che ho imparato, e che metto in pratica quando scrivo e disegno, le ho acquisite leggendo altri autori e facendo molta, moltissima, pratica. Per anni la mia è stata più una ricerca che una vera e propria produzione.

Ci racconti brevemente le tue precedenti esperienze professionali?

Ho fatto molte cose. Per anni sono stato un magazziniere/commesso in un negozio della grande distribuzione, da qualche anno, invece, mi occupo di fumetti, illustrazione e grafica. Ho pubblicato con Baldini&Castoldi, Becco Giallo e Bao Publishing.

Nel tuo stile è difficile ravvisare delle influenze precise (certi disegni mi hanno ricordato un po’ Paco Roca, ma più per la verve che per il tratto): ammesso che ci siano, quali consideri i tuoi maestri ideali?

In realtà di Paco Roca non c'è molto nel mio stile, disegnavo personaggi anziani e arcigni ancora prima che uscisse Rughe. Sono due, forse tre, gli autori a cui mi sono principalmente ispirato: Quino, il creatore di Mafalda, del quale però amo soprattutto le vignette mute, Guy Delisle, per la semplicità dei segni che si sposano perfettamente con la sua visione tragicomica del mondo. E in ultimo Mattotti, dal quale ho preso ispirazione specialmente nei primi anni della mia produzione.

Dal tuo sito si nota il tuo interesse per le nuove tecnologie e per i social network: la cosa si estende anche agli strumenti con cui lavori, cioè usi effettivamente solo computer e tavoletta grafica?

Sì, sono passato al digitale anni fa, da allora la carta la uso principalmente per i bozzetti, ma la maggior parte dei disegni definitivi la faccio in digitale. Ad oggi uso quasi esclusivamente Photoshop, non perché sia in assoluto il miglior software, ma perché è quello a cui sono più abituato.

Tu sei originario dell’Argentina: hai fatto in tempo a vedere gli ultimi fasti delle riviste Columba e Record, come D’Artagnan, Nippur Magnum, Skorpio, ecc.?

No, paradossalmente li ho letti tardivamente quando vivevo già in Italia.

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