domenica 18 giugno 2017

Intervista a Fabio Babich

Evidentemente ci avevo visto giusto e ora Fabio Babich è passato in serie A, nientemeno che su una delle testate della Sergio Bonelli Editore che ha avuto più successo negli ultimi anni: Dragonero.
Sarà infatti presente a Palmanova – The Game Fortress insieme ad altri membri dello staff della serie.

Per cominciare, quale formazione hai avuto? Hai frequentato una scuola di fumetto?

Con la passione per il disegno da sempre, come la maggior parte dei fumettisti, mi sono diplomato all'Istituto d'Arte di Trieste nella sezione di decorazione. Ho acquisito quindi una formazione artistica di base che mi è servita molto nel mio percorso e che negli anni poi ho sviluppato per conto mio. Al termine degli studi ho frequentato un biennio di perfezionamento alla Scuola del Libro di Urbino, seguendo il corso di cinema d'animazione, dove ho iniziato a muovere anche i primi passi nel campo del fumetto.
Non ho frequentato quindi nessuna scuola specifica, ma ho proseguito da autodidatta disegnando sempre molto e confrontandomi con professionisti del settore in più occasioni possibili.

Oltre ad Edson Paz quali altri fumetti hai realizzato? A quando si può far risalire il tuo esordio nel settore?

Credo che le mie primissime pagine pubblicate, che si contano sulle dita di una mano, risalgano al 2008, su una rivista prodotta da Absoluteblack edizioni. Da lì in poi ho iniziato ad apparire sulla rivista Denti di Inkiostro Edizioni (per cui successivamente nel 2015 ho disegnato i numeri 2A e 2B de La Iena), Squarci sempre di Absoluteblack, fino ad esordire con il primo graphic novel nel 2011: Bugs – Gli insetti dentro di me, scritto da Adriano Barone per 001 Edizioni.
Nel 2013 inizia quindi il progetto de Le Mirabolanti Avventure di Edson Paz a El Alto, che mi ha impegnato per tre anni di fila, durante i quali ho collaborato anche con la rivista Splatter.

Tra queste esperienze precedenti a Bonelli ce n’è qualcuna che ricordi con particolare piacere?

Ogni esperienza è stata fondamentale per me, per la mia crescita personale e professionale, e devo dire che ogni progetto mi ha portato a nuovi orizzonti e dinamiche essenziali nel mio percorso.
Se devo citarne una, non me ne vogliano gli altri, ti dico Bugs, perché è stato il mio primo volume pubblicato e che mi ha iniziato al mondo del fumetto a livello professionale.

Come è avvenuto l’incontro con la redazione della Bonelli e il tuo reclutamento nello staff di Dragonero?

Ho colto l'occasione durante l'edizione 2014 di Lucca Comics, dove mi sono presentato a Stefano Vietti [creatore di Dragonero insieme a Luca Enoch] approfittando di uno dei credo pochi suoi momenti liberi. Avevo preparato un mio piccolo book con alcuni lavori miei e dei primissimi studi sui personaggi di Dragonero. Da quel giorno siamo rimasti in contatto e dopo aver disegnato un paio di pagine di prova mi è stato inviato il test ufficiale della casa editrice, che per mia grande felicità sono riuscito a passare.

Dragonero ha un parterre di disegnatori realistici e dallo stile molto particolareggiato, che spesso utilizzano fitti tratteggi, un segno molto modulato e dei neri profondi. Tu in Edson Paz hai usato un tratto molto pulito, quasi vicino alla Linea Chiara franco-belga: secondo te cosa ha colpito i redattori Bonelli?

In effetti passare dai cavalli motore di Edson Paz ai cavalli veri e propri di Dragonero è stato un po' traumatico!.. Quello che mi ha aiutato è sicuramente la mia poca costanza stilistica nel mio percorso artistico. Negli anni mi sono sempre divertito a disegnare generi e stili anche molto differenti tra loro, e ho sempre cercato di dare un buon dinamismo nelle tavole. Il fantasy, che come genere da rappresentare è molto vario, racchiude forse una buona parte di questo mio approccio lavorativo, e di conseguenza mi sono trovato subito a mio agio nonostante le difficoltà tecniche da superare.
Non so quindi se questa cosa, in maniera indiretta, è stata percepita anche dallo staff di Dragonero nel momento del verdetto finale.

Ecco, parlando del tuo approccio al lavoro e alla parte tecnica, tu oggi che strumenti utilizzi? Fai ancora i disegni a matita e poi li ripassi a china o ormai fai tutto con il computer (o la tavoletta grafica)?

Attualmente sono passato all'inchiostrazione digitale. Preparo le matite ancora sul foglio di carta, è un passaggio per me necessario per gestire al meglio il disegno e sentirlo mio. Poi scansiono e passo alla tavoletta grafica.
Mi manca un po' il tenere in mano la tavola originale finita ed inchiostrata, ma per il momento il digitale mi aiuta molto a velocizzare il processo di inchiostrazione ed essere pulito. Per non parlare della comodità di lavorare sul file definitivo che poi invio direttamente in redazione.

In generale, a quali autori ti ispiri?

Ce ne sono molti che mi hanno aiutato a crescere e che hanno segnato varie fasi del mio percorso. Molto probabilmente non sono visibilmente associabili al mio tratto di adesso, ma nel mio background ci sono artisti come Cary Nord, Alberto Breccia, Ashley Wood, Corrado Mastantuono, Alberto Ponticelli, Bilal, Greg Capullo, Danijel Zezelj e molti altri.
Poi ovviamente ogni giorno vengo spronato e influenzato dal lavoro incredibile che fanno i miei colleghi su Dragonero, e per me è una grande opportunità di confronto.

Quest’anno sarai ospite della manifestazione The Game Fortress che si terrà a Palmanova dal 30 giugno al 2 luglio: puoi già anticiparci qualcosa?

Sì, come anticipato da te all'inizio sarò presente assieme ad altri autori Dragoneriani, ma ci sarà anche uno spazio dedicato ad Edson Paz e tutte le sue avventure.
In più una sorpresa. Un progetto al quale ho collaborato che verrà presentato in anteprima proprio durante il festival e che coinvolge la stessa cittadina di Palmanova. Di più non credo di poter svelare al momento.

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